jueves, 18 de junio de 2009


©Cristina García-Lasuén







LA ERA POST CRISI



La crisi economica mondiale sta determinando l'andamento verso il basso degli investimenti produttivi e dei consumi nell'anno in corso, confermando la prosecuzione di un trend che sta mettendo in serio dubbio il benessere globale.


Secondo alcuni esperti questa situazione è temporanea e si risolverà spontaneamente nel futuro, come è avvenuto per le precedenti crisi del '30 e del '70, a conferma dell'inesorabile maledizione sinusoidale dei mercati, che porta con se una fase recessiva ogni quaranta anni. Tuttavia, la maggior parte degli esperti è convinta che ci troviamo in una situazione molto diversa dal passato e che quella che seguirà non sarà una semplice fase espansiva, bensì una nuova era economica, posto il fatto che quella che stiamo vivendo è una realtà insolita e non nota. Le precedenti recessioni, affermano gli addetti ai lavori, si sono estese con riferimento ai soli paesi uniti tra loro da alleanze economiche e trattati commerciali, per poi risolversi con l'applicazione di opportune misure correttive da parte dello Stato, non andando ad intaccare i paesi esterni a questi accordi. Oggi, al contrario, tutto pare più complicato: gli analisti economico-finanziari di tutto il mondo, sostengono che l'attuale crisi, non solo è molto più profonda rispetto alle precedenti, ma anche che per la prima volta nella storia economica internazionale stiamo assistendo ad un espandersi globale di una fase recessiva, che interessa tutti gli strati sociali.

La globalizzazione, portatrice di effetti positivi tra cui l'idea dell' uguaglianza, l'omogeneità dei consumi, della produzione e delle informazioni, ci ha d'un tratto mostrato anche i suoi lati negativi. Le conseguenze di un mercato unico, che determina il valore e dei prezzi nel nostro villaggio globale, come definito da Mc Luhan, hanno causato il crollo generalizzato della ricchezza. L'incertezza è stata evidente, con varia intensità, in tutti i settori produttivi. Per il futuro, al di là delle varie ipotesi avanzate dalle autorità economiche, c'è una sola certezza, ossia, non possiamo sapere né quanto durerà né come si risolverà la crisi, ogni giorno è un enigma. Si dubita, perfino, che in futuro potrà risolversi: pare infatti, che quello a cui stiamo assistendo non sia, solamente, lo spettacolo di un crollo economico mondiale ma bensì un crack del sistema.

L'avvento dell'odierna situazione congiunturale e la mancanza di certezza nel domani, imputabile alla natura della crisi stessa, può essere considerata anche dal punto di vista della filosofia orientale, secondo cui tutta l'esistenza e le circostanze del mondo seguono un andamento ciclico/biologico di creazione, sviluppo, morte e rinascita, mentre con la frase ”The day ends and the end begins” inizia e termina il film del regista francese Jean Renoir “Il Fiume”, in cui viene descritto il processo ciclico della vita umana.
L'interpretazione delle culture "con data di scadenza” è definita nelle posizioni di Fichte e Shelling e poi sviluppata nelle tesi di Hegel, Marx, Compe e dall'anticartesiano Giambattista Vico, il quale affermò che la nascita, il tramonto e il rinascimento delle culture seguono tre fasi: quella degli dei, quella degli eroi e quella degli umani. Se questi autori confermano questa visione ciclica dal punto di vista del pensiero economico e filosofico occidentale, Oswald Spengler, nel suo libro “La decadenza dell'occidente” pone un termine alla durata di una civiltà, pari a mille anni. Lo scadere del millennio ha terrorizzato gli abitanti dell' età media all'approssimarsi dell'anno 1000; ciò nonostante Spengler non prende in considerazione superstizioni numeriche né cabalistiche, bensì questioni economico-sociali per definire il millennio come periodo di transizione, affermando che dopo mille anni tutte le società esperimentano, generandola, la propria distruzione, portando ad esempio il fatto che dopo la caduta dell'impero romano, il rinascimento della cultura europea inizia, nuovamente, con la consolidazione della dinastia Carolingia. Cosicché, se applicassimo la teoria di Spengler, si nota che aggiungendo mille anni, alla data di quest' ultimo fatto storico, ci troviamo ai nostri giorni. Dopo il doloroso processo di nascita, di evoluzione e maturazione della nostra cultura durato dieci secoli, stiamo per partecipare, dal vivo e in diretta -come si usa dire nell'attuale linguaggio dell'informazione- alla fine di un ciclo della civiltà europea e occidentale. Secondo Spengler i primi segni di decadenza della nostra civiltà si sono palesati dopo la Rivoluzione Industriale, ossia quando la macchina iniziò a sostituire l'essere umano e il primato delle emozioni fu relegato dal trionfo della ragione. Da allora , nuove forme di condotta sociale e politica hanno generato una preoccupazione ossessiva per la crescita economica, che si basava nella credenza che, grazie ai vantaggi materiali, potevamo liberarci del disegno e del peso della storia.

Gli stati hanno fatto del primato economico il principio ideale per conseguire il benessere e la pace sociale, considerando che avrebbe garantito il senso di uguaglianza, di opportunità e di protezione per i gruppi sociali meno favoriti. Adesso, poste in evidenza le debolezze del proprio sistema economico, la sicurezza che si garantisce ai disoccupati, alle persone anziane e alle persone a carico, che rappresentano lo strato più debole della società, può vedersi compromessa. A tutto questo deve essere aggiunto il numero di stranieri che raggiungono le coste occidentali, inseguendo il sogno della libertà e del proprio futuro.
Traducción A. Marchi

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